a cura di Roberto De Luca

La notizia apparsa sui quotidiani siciliani del 20 marzo 2020 relativa al provvedimento di sequestro di alcune società siciliane proprietarie di 900 ettari di vigneti, fabbricati, cantine e facenti parte di un gruppo del nord-est Italia, ci riporta per un attimo ai nostri “cari” temi dell’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia, patologia che, per quanto assurdo possa sembrare, rappresenta un fenomeno “quasi normale” rispetto a quello che stiamo vivendo in questi tragici giorni di pandemia.

Le indagini del Gico ipotizzano un’operazione di riciclaggio che vede al centro la cessione dei vigneti da parte di una potente famiglia siciliana degli anni ’70, coinvolta in numerosi procedimenti giudiziari di mafia grazie alle indagini di Falcone e Borsellino, all’attuale proprietà. Dalle notizie riportate, si tratterebbe di un sequestro preventivo ex art. 321 e non di una misura di prevenzione ex D.Lgs.159/2011.
Gli articoli pubblicati sui quotidiani riportano un valore di circa 70 milioni di euro ma, di là della portata del sequestro, colpisce che l’indagine sia partita dal nord e che il provvedimento di sequestro abbia riguardato società e beni localizzati in una provincia siciliana. Il caso comunque non è unico. La memoria va al 2014 quando un provvedimento giudiziario di sospensione dell’amministrazione ex art. 34 del D.Lgs. 159/2011 (ante riforma 2017) colpì più società italiane, dislocate in diverse regioni d’Italia e facenti parte di un gruppo multinazionale. operative nella distribuzione e vendita di gas ed energia elettrica. Il gruppo qualche anno prima aveva acquisito una società siciliana, riconducibile alla famiglia di un noto politico mafioso, concessionaria nel meridione di numerose reti di distribuzioni del gas. In questo caso però l’indagine era partita dal sud Italia.
Alla più tradizionale direttrice sud-nord che caratterizza il fenomeno dell’infiltrazione nell’economia della criminalità organizzata, si affiancherebbe una direttrice inversa di imprese del nord Italia che investono al meridione per acquisire società e beni di provenienza illecita. Mutuando i termini tristemente appresi con la pandemia da virus COVID-19, si potrebbe parlare di contagio di ritorno del fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia.
Le società sequestrate potrebbero essere penalmente coinvolte ai sensi del D.Lgs. 231/2001 in quanto risultano contestati ad alcuni loro amministratori l’associazione per delinquere ed il riciclaggio, reati presupposto della responsabilità amministrativa dell’ente. Una delle prime azioni dell’amministrazione giudiziaria, passato il vaglio del Tribunale del riesame, sarà certamente applicare tempestivamente il Decreto oppure modificare opportunamente il modello di organizzazione e gestione, se adottato, al fine di limitare i danni in caso di imputazione e condanna delle società.

 

Sequestro di vigneti del Sud di un Tribunale del Nord
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