Incostituzionale, perché sproporzionata, la confisca obbligatoria dei beni utilizzati per commettere reati societari (art. 2641 c.c.)

Incostituzionale, perché sproporzionata, la confisca obbligatoria dei beni utilizzati per commettere reati societari (art. 2641 c.c.)

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 7 depositata il 4 febbraio 2025, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2641, comma 2, c.c. nella parte in cui prevede la confisca obbligatoria di una somma di denaro o beni di valore equivalente a quelli utilizzati per commettere il reato e, in via consequenziale, ai sensi dell’art. 27 l. 11 marzo 1953, n. 87, l’illegittimità costituzionale dell’art. 2641, comma 1, c.c., limitatamente alle parole “e dei beni utilizzati per commetterlo”.

Indeterminatezza del capo d’imputazione e responsabilità ex d.lgs. n. 231/01

Indeterminatezza del capo d’imputazione e responsabilità ex d.lgs. n. 231/01

Con l’ordinanza depositata il 16 ottobre 2024, il Tribunale di Biella ha accolto l’eccezione di nullità sollevata dalla difesa e ha dichiarato la nullità del decreto di citazione a giudizio in un procedimento per reati connessi alla responsabilità amministrativa degli enti ex d.lgs. n. 231/01, evidenziando profili fondamentali in relazione all’indeterminatezza del capo d’imputazione ed alla prova della colpa di organizzazione.

Doveri del debitore nelle procedure di crisi: “atti di frode” e violazione del dovere di buona fede e correttezza “durante i procedimenti”

Doveri del debitore nelle procedure di crisi: “atti di frode” e violazione del dovere di buona fede e correttezza “durante i procedimenti”

La Sezione Quinta del Tribunale di Firenze, con la sentenza emessa in data 8 gennaio 2025, ha omologato il concordato preventivo proposto da una società escludendo la commissione, da parte dell’amministratore, di “atti di frode” secondo il disposto dell’art. 106 CCII, seppur rilevanti sotto il diverso profilo del dovere di correttezza e buona fede stabilito dall’art. 4 CCII.

Condanna per traffico illecito di rifiuti e misure di prevenzione

Condanna per traffico illecito di rifiuti e misure di prevenzione

La Sesta Sezione del Consiglio di Stato, con sentenza n. 404 depositata il 21 gennaio 2025, ha affermato che, stante il tenore testuale dell’art. 67, comma 8, d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, gli effetti interdittivi propri delle misure di prevenzione sono fatti discendere in via automatica dalla presenza di condanne definitive o non definitive, purché confermate in grado di appello, per i delitti di cui all’art. 51, comma 3-bis, c.p.p. I reati indicati da tale articolo sono considerati dal legislatore quali aventi una specifica valenza nel contrasto alla criminalità organizzata in quanto, per tali reati, si attribuiscono le funzioni di pubblico ministero ai magistrati addetti alla direzione distrettuale antimafia.

Crisi d’impresa: inibitoria alle banche della segnalazione alla Centrale Rischi ed al CRIF

Crisi d’impresa: inibitoria alle banche della segnalazione alla Centrale Rischi ed al CRIF

TRIBUNALE DI CROTONE, Sezione Civile, Ufficio esecuzioni e procedure concorsuali, ordinanza del 04.01.2025. Il Tribunale di Crotone, con l’ordinanza emessa il 4 gennaio 2025, ha accolto la richiesta del ricorrente che, con ricorso ex artt. 18 e 19 C.C.I.I., aveva chiesto di confermare le misure protettive di legge e di adottare la misura cautelare consistente nell’inibitoria all’istituto di credito della facoltà di segnalazione a sofferenza alla Centrale Rischi od al CRIF della posizione della medesima ricorrente, la quale aveva omesso il versamento di una rata semestrale del mutuo a suo tempo ottenuto.

D.lgs. n. 50/2016 e misure di «self cleaning»

D.lgs. n. 50/2016 e misure di «self cleaning»

CONSIGLIO DI STATO, Sezione V, sentenza n. 167 del 26.09.2024 depositata il 13.01.2025

La Quinta Sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 167 depositata il 13 gennaio 2025, è intervenuta sulla rilevanza temporale delle misure di self cleaning nel vigore del d.lgs. n. 50/2016.

Cram down fiscale ed omologazione dell’accordo di ristrutturazione

Cram down fiscale ed omologazione dell’accordo di ristrutturazione

Il Tribunale di Vasto, con la sentenza dell’11 dicembre 2024, ha omologato, con cram down fiscale, un accordo di ristrutturazione ex artt. 57 e 63 C.C.I.I., nonostante la mancata adesione dell’Agenzia delle Entrate alla proposta di transazione fiscale, ritenendo che l’accordo di ristrutturazione fosse conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria e che l’adesione dell’Agenzia delle Entrate fosse determinante per il raggiungimento della maggioranza del 60%.

Il concetto di «decisorietà» negli accordi di composizione della crisi da sovraindebitamento

Il concetto di «decisorietà» negli accordi di composizione della crisi da sovraindebitamento

La Prima Sezione della Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30529 depositata il 27 novembre 2024, ha affermato il principio secondo cui, in tema di accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento, se il provvedimento si arresta alla fase dell’inammissibilità della proposta non si ha decisione su diritti contrapposti e, dunque, non si è in presenza di un provvedimento avente il connotato di decisorietà necessario ai fini del ricorso straordinario di cui all’art. 111 Cost; se, invece, il provvedimento riguarda il reclamo sul diniego di omologazione, allora la situazione muta radicalmente, perché quel provvedimento integra una decisione su diritti soggettivi contrapposti resa nel contraddittorio e diviene, come tale, suscettibile di stabilizzazione equipollente ad un giudicato c.d. allo stato degli atti.

Delitto di autoriciclaggio e condotta dissimulatoria

Delitto di autoriciclaggio e condotta dissimulatoria

La Sezione Seconda della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44816 pubblicata il 6 dicembre 2024, ha ribadito che, in tema di autoriciclaggio, è configurabile la condotta dissimulatoria nel caso in cui, successivamente alla consumazione del delitto presupposto, il reinvestimento del profitto illecito in attività economiche, finanziarie o speculative sia attuato attraverso il mutamento dell’intestazione soggettiva del bene, in quanto la modifica della formale titolarità del profitto illecito è idonea ad ostacolare la sua ricerca, l’individuazione dell’origine illecita ed il successivo trasferimento.

La mancata iscrizione alla «White list» è motivo di esclusione dalla gara

La mancata iscrizione alla «White list» è motivo di esclusione dalla gara

La Quinta Sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 9664 depositata il 3 dicembre 2024, ha ricordato che l’art. 94, comma 2, d.lgs. n. 36/2023 prevede che è causa di esclusione dalla gara “la sussistenza, con riferimento ai soggetti indicati al comma 3, di ragioni di decadenza, di sospensione o di divieto previste dall’articolo 67 del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 o di un tentativo di infiltrazione mafiosa di cui all’articolo 84, comma 4, del medesimo codice. Resta fermo quanto previsto dagli articoli 88, comma 4-bis, e 92, commi 2 e 3, del codice di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011, con riferimento rispettivamente alle comunicazioni antimafia e alle informazioni antimafia”.

Il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro non è configurabile in caso di prestazione intellettuale

Il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro non è configurabile in caso di prestazione intellettuale

La Seconda Sezione della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43662 depositata il 28 novembre 2024, si è interrogata sulla possibilità di configurare il reato previsto e punito dall’art. 603-bis c.p. in relazione ai rapporti contrattuali ed al tipo di attività lavorativa “intellettuale” e ha ricordato che il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nasce in ambito agricolo e non può essere applicato al lavoro intellettuale.

Interdittiva antimafia e richiesta di controllo giudiziario

Interdittiva antimafia e richiesta di controllo giudiziario

La Sezione Sesta della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42983, ha ribadito che, “in materia di misure di prevenzione, la richiesta di controllo giudiziario ex art. 34 bis del d.lgs. n. 159 del 2011, avanzata dall’impresa attinta da interdittiva antimafia, non può essere respinta per insussistenza del prerequisito del pericolo di infiltrazioni mafiose, già accertato dall’organo amministrativo, dovendosi preservare, in pendenza dell’impugnazione avverso la misura prefettizia, l’interesse della parte privata alla continuità dell’attività d’impresa attraverso la sospensione dell’efficacia dei divieti nei rapporti con la pubblica amministrazione e tra privati che discendono dall’interdittiva” (cfr. anche Cass., Sez. VI, n. 27704 del 09.06.2021, Società Cooperativa a.r.l. “Gli Angeli”, Riv. 281822 – 01).