Il nostro impegno nel sociale ha suscitato grande interesse e consenso nella magistratura, soprattutto partenopea. Per tale motivo il 7 giugno u.s. abbiamo organizzato una visita al fondo confiscato Amato Lamberti con la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli. Siamo fortemente convinti, infatti, che solo attraverso la conoscenza di tutte le fasi della procedura, dalle indagini patrimoniali al sequestro, alla gestione, alla confisca, alla destinazione ed al riutilizzo a fini sociali del bene confiscato, si possa creare quella sinergia tra tutti gli operatori coinvolti nel settore, necessaria per una sana, proficua e redditizia gestione, amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati.

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di far conoscere le difficoltà e criticità in cui incorrono le associazioni e gli enti affidatari dei beni confiscati, ma anche le prassi virtuose. Di qui il coinvolgimento del Tribunale, della Prefettura, della Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, del Comune, della Camera di Commercio, degli amministratori giudiziari, delle associazioni.

Ciro Corona, Presidente della Cooperativa Resistenza Anticamorra, ha raccontato la storia di un territorio, dei suoi legami con la camorra, della restituzione del fondo alla collettività attraverso la riconversione del bene ad uso sociale e il reinserimento dei detenuti in affidamento al lavoro alla cooperativa Resistenza.

La rete di scopo Vivere la Legalità ha illustrato il progetto rivolto a 40 studenti dell’indirizzo alberghiero del quartiere Sanità dell’Istituto Isabella d’Este Caracciolo, che prevede percorsi di formazione interdisciplinare e di educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva ed economica, alla auto-imprenditorialità, con particolare attenzione alle normative e procedure di un sistema produttivo e di impresa che opera nel rispetto della legalità, trasparenza e anticorruzione. Tra i vari percorsi, verrà sviluppata la parte pratico-operativa, che rappresenta il fulcro del progetto. Con la collaborazione delle associazioni partner, saranno attivate varie tipologie di percorsi finalizzati alla creazione d’impresa ed al lavoro autonomo, nei quali i giovani acquisiranno esperienze e abilità pratiche presso le imprese partner e presso le aziende o i terreni sequestrati e/o confiscati.

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Il progetto si propone di riportare al centro dell’attenzione il tema dei beni confiscati e di come un “buon riuso” degli stessi possa creare valore non solo sociale, ma anche economico.

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Vivere la Legalità attiverà un Laboratorio esperienziale sul fondo Amato Lamberti per la realizzazione di un Limoneto anche con il contributo del Rotary. I giovani studenti lavoreranno nei campi confiscati, in un percorso di affiancamento on the job, che vedrà coinvolti in qualità di tutor, anche detenuti in affidamento al lavoro. Saranno piantumati 200 alberi di limoni, i cui frutti serviranno per produrre un limoncello di qualità, che sarà inserito, insieme agli altri prodotti realizzati sul Fondo, nella Cassa del Mezzogiorno, un cassa di legno che contiene prodotti solidali realizzati da realtà meridionali che lottano per un riscatto del Sud, ideata e promossa dalla Officina delle Culture Gelsomina Verde operante a Scampia.

Il Presidente delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, Vincenzo Lomonte, sottolinea l’importanza del dialogo tra magistratura, professionisti e terzo settore per una efficace azione delle misure di prevenzione patrimoniali.

Dopo il confronto tra magistrati, professionisti, studenti e terzo settore, lo chef stellato Lino Scarallo del Ristorante Petrucci e la Cooperativa Resistenza Anticamorra, con la collaborazione degli studenti dell’indirizzo alberghiero Istituto Isabella d’Este Caracciolo, hanno offerto ai partecipanti un aperitivo di degustazione preparato con i prodotti del Fondo Rustico Amato Lamberti.

          

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Il Tg3 Campania intervista magistrati e attori della rete di scopo. Qui lo chef Scarallo.

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La visita nel vigneto: studenti, magistrati, docenti e rete di scopo Vivere la Legalità.

Lo scopo dell’incontro è stato quello di far toccare con mano la gestione di un bene nella delicata fase post confisca.

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Raccogliendo l’orientamento del legislatore della riforma, riteniamo che si debba attuare una inversione di tendenza in questo ambito attraverso una sorta di destinazione anticipata: compito fondamentale dell’amministratore giudiziario e del giudice delegato è quello di intercettare sin dal momento del sequestro la possibile destinazione e il possibile riutilizzo del bene al fine di garantire concretamente la destinazione sociale dei beni sequestrati e confiscati ed evitare che venga vanificato l’imponente lavoro che va dalle indagini patrimoniali al sequestro, alla gestione del bene, fino alla confisca. Un bene confiscato è un bene dello Stato e quindi della collettività ed in quanto tale deve essere recuperato, valorizzato e gestito utilizzando tutte le competenti azioni e gli strumenti previsti, anche attraverso il sostegno ad enti locali e associazioni affinché la assegnazione dei beni venga sentita non come un onere, bensì come una opportunità.

Il riutilizzo per fini sociali è un grande esempio di civiltà ed è l’unico modo per restituire alla collettività ciò che le mafie ogni giorno sottraggono, per attestare la grande rivalsa della legalità sulla criminalità, da parte dello Stato e della società.

Vivere la Legalità: il racconto
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