a cura di Marcella Vulcano

Il 13 settembre 2017 il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato all’unanimità una risoluzione proposta dalla sesta commissione, relatori i consiglieri Ercole Aprile, Antonello Ardituro e Luca Forteleoni, competente in materia di criminalità organizzata, che si rivolge al legislatore, affinché acceleri la riforma della normativa in materia; al ministro della Giustizia, affinché siano messe a disposizione degli uffici giudiziari le necessarie dotazioni tecnologiche e informatiche; al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, al Procuratore nazionale antimafia e ai dirigenti degli uffici, per la parte organizzativa; alla Scuola superiore della Magistratura, per l’implementazione della formazione specifica in materia.
Il provvedimento è tornato in terza lettura alla Camera dei Deputati dopo l’approvazione, il 6 luglio 2017, da parte del Senato. La Camera ha calendarizzato l’avvio della discussione per esaminare le modifiche apportate dal Senato, per il prossimo 25 settembre.
“Questa risoluzione arriva in un momento in cui è in fase avanzata – ha detto in plenum il consigliere Ardituro – la riforma del codice antimafia. Nella nostra risoluzione più volte abbiamo dovuto constatare che i suggerimenti che arrivano dagli uffici giudiziari sono collimanti con le norme di riforma del codice. La risoluzione rappresenta un modo per confermare un giudizio positivo rispetto all’assetto della riforma sul tema”, che pur presentando ancora alcune specifiche lacune di dettaglio, affronta e risolve numerose criticità del sistema dell’aggressione patrimoniale della gestione ed amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
La Commissione ha effettuato un’attività istruttoria presso gli uffici giudiziari direttamente coinvolti nell’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale e degli altri strumenti relativi ai patrimoni illeciti, per acquisire indicazioni relative alle prassi organizzative ed alle eventuali criticità e valutare gli ambiti in cui si impone un intervento migliorativo. Il lavoro svolto dalla Sesta Commissione, che contiene delle precise indicazioni rivolte al legislatore, ha messo in luce alcune problematiche soprattutto di coordinamento dei vari soggetti coinvolti, fra autorità giudiziaria e organi di polizia, nello scambio di informazioni e nell’adozione di una strategia comune sui patrimoni illeciti. Specializzazione dei magistrati, coordinamento fra uffici giudicanti e requirenti e fra le sezioni che si occupano di misure di prevenzione e quelle competenti sui fallimenti sono ulteriori esigenze emerse dall’esame della sesta commissione. Il monitoraggio ha messo in luce anche problematiche inerenti la nomina degli amministratori giudiziari e la materiale gestione dei beni. Su questo fronte il Csm potrà farsi promotore – assieme all’Agenzia nazionale per i beni – di linee guida dedicate alla gestione dei beni.
Il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ha voluto sottolineare, intervenendo in plenum, come sull’Agenzia dei beni confiscati si discuta da anni “con continuità” ma “senza pervenire all’individuazione di una soluzione più efficace perché passato di mano il bene confiscato, il rischio è che deperisca e non venga più utilizzato o che l’azienda non sopravviva e che i posti di lavoro non vengano salvaguardati”.
“Questo settore – ha spiegato il presidente della VI Commissione Ercole Aprile – necessita di specializzazione e di riflesso di regole organizzative più specifiche e anche di una valorizzazione delle esperienze dei magistrati che si occupano di questa materia in sede di valutazione”.

Files allegati:

PDF-icon Risoluzione in materia di misure di prevenzione antimafia e aggressione ai patrimoni illeciti 13 settembre 2017

La Risoluzione del CSM: il parlamento acceleri la riforma del codice antimafia

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