a cura di Rossella Ceccarini
La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha recentemente presentato al Parlamento la sua Relazione annuale 2024, un documento che segna un notevole avanzamento nella lotta contro la criminalità organizzata di stampo mafioso. Presentato dal Ministro dell’Interno, il rapporto offre un’analisi dettagliata e tempestiva dell’evoluzione del fenomeno, integrando in un unico elaborato i dati raccolti durante l’intero anno solare. Questa novità elimina il tradizionale divario temporale, che in passato poteva superare i dodici mesi, e consente così alle istituzioni, alla magistratura ed agli operatori del settore di disporre di informazioni aggiornate per attivare risposte strategiche in tempi molto più rapidi ed efficaci.
Il documento si distingue anche per il suo nuovo approccio: abbandonata la semplice analisi basata sulle aree geografiche di origine dei clan – tipicamente limitata alle regioni del Sud Italia – l’attenzione è ora rivolta alle matrici mafiose, per evidenziare come le organizzazioni criminali abbiano saputo infiltrarsi nei più sofisticati circuiti economici e sociali a livello nazionale e internazionale. Questa prospettiva, rafforzata da una rappresentazione grafica moderna e intuitiva attraverso mappe dettagliate, permette ad investigatori ed esperti di cogliere immediatamente le complesse diramazioni dei gruppi mafiosi sul territorio.
Il rapporto assume anche una dimensione internazionale: verrà tradotto in più lingue per favorire la cooperazione e lo scambio di esperienze tra Stati impegnati nella lotta alle mafie, consolidando così il ruolo dell’Italia come modello di riferimento a livello globale. La copertina del documento, caratterizzata dall’opera dell’artista Rosario Oliva, incarna il motto “Follow the money”, simbolo dell’approccio investigativo che fa del tracciamento dei flussi finanziari lo strumento cardine per individuare i veri beneficiari dei profitti illeciti e per smantellare le reti di potere mafioso.
La Relazione dedica, inoltre, un’attenzione particolare al fenomeno camorristico, che si conferma altamente dinamico e capace di adattarsi ai cambiamenti socio-economici. Nelle province di Napoli e Caserta, i gruppi camorristici operano con grande incisività e strutturazione, dove il comparto economico sembra prevalere su quello militare. Tradizionalmente il traffico e lo spaccio di droga, le estorsioni e l’usura rappresentano le attività maggiormente remunerative, sebbene gli esiti investigativi più recenti evidenzino un crescente interesse anche per nuove forme di illecito a basso rischio giudiziario, come il controllo delle aste fallimentari, le procedure di esecuzione immobiliare e l’utilizzo delle cosiddette società “cartiere” per l’emissione di fatture fittizie finalizzate al riciclaggio del denaro.
Parallelamente, il rapporto mette in luce l’infiltrazione delle Cosche calabresi, che stanno intensificando il loro controllo sulle grandi opere pubbliche e sulla gestione delle risorse economiche degli enti locali, in settori quali l’assistenza sanitaria e la raccolta dei rifiuti. La ‘ndrangheta è ben nota per la sua portata internazionale, tuttavia continua a mantenere le sue radici nella provincia di Reggio Calabria, considerata il fulcro delle decisioni strategiche. A questo proposito, la DIA ha espresso la propria prontezza nel contrastare le infiltrazioni nel settore degli appalti pubblici, come nel caso del Ponte sullo Stretto, sottolineando l’importanza dell’esperienza operativa e delle risorse a disposizione per intervenire efficacemente in un ambito così delicato.
Nel corso del 2024, la DIA ha emesso almeno 208 provvedimenti interdittivi antimafia, con oltre 138 ad opera delle Prefetture al di fuori della Calabria, interessando anche territori tradizionalmente colpiti da altre matrici criminali, quali Sicilia, Puglia, Campania, Lazio e Basilicata. I dati economici risultanti dal rapporto sono particolarmente rilevanti: sono stati sequestrati beni per un totale di 93,4 milioni di euro e confiscate risorse per 159,9 milioni di euro. In dettaglio, i sequestri includono circa 56,7 milioni per la Camorra, 15,9 milioni per la ‘ndrangheta, 13 milioni per la mafia foggiana e 5,9 milioni per Cosa Nostra, mentre le confische si suddividono in 104 milioni per Cosa Nostra, 30,9 milioni per la Camorra, 8,1 milioni per la ‘ndrangheta e 2,2 milioni per la mafia foggiana. Il rapporto evidenzia inoltre come la prolungata mancanza di una leadership solida in Cosa Nostra abbia portato a ciclici avvicendamenti tra vecchie e nuove generazioni, instaurando un modello di coordinamento basato su una gestione operativa intermandamentale.
La Relazione annuale 2024 della DIA rappresenta, dunque, un significativo balzo in avanti nella lotta contro la criminalità organizzata. La nuova impostazione del documento, unita a dati aggiornati e ad una rappresentazione visiva innovativa, rafforza il sistema antimafia e rende l’azione delle istituzioni sempre più efficace nel contrastare forme di ingerenza mafiosa che si estendono ben oltre il tradizionale ambito geografico. Con strumenti operativi potenziati ed una visione globale che abbraccia nuove sfide, il modello italiano continua a consolidarsi come punto di riferimento essenziale nella sicurezza nazionale e internazionale.