A cura di Anna Olimpo
Alle 17.57, all’altezza dello svincolo per Capaci, l’auto di Falcone e quelle della sua scorta vengono investite da un’esplosione che fa schizzare in alto i sismografi di tutta la Sicilia.
Un boato che scuote le coscienze di una intera nazione.
Nessuno potrà scordare l’immagine di quel cratere, dei guardrail accartocciati, della polvere e dei detriti che ricoprono tutto come in una scena di guerra.
Da quel giorno è nata una stagione di risveglio civile, una sete di verità e giustizia che ancora oggi unisce gli animi di chi ha scelto di non voltarsi d’altra parte.
Borsellino, ricordando Falcone, ai suoi funerali disse: "Ricordo la felicità di Giovanni, quando in un breve periodo di entusiasmo (…) egli mi disse: «La gente fa il tifo per noi». E con ciò non
intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice. Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro stava anche smuovendo le
coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia, che costituiscono la vera forza di essa”
Sono passati trentatré anni da quel boato, dove sembrava tutto finito; invece, tutto ebbe inizio. La mafia non aveva vinto, anzi aveva fatto il peggiore dei suoi investimenti. A quella feroce violenza lo Stato ha risposto con strumenti legislativi mai visti, nati, appunto, dalle intuizioni di Falcone e Borsellino.
Tuttavia, nella consapevolezza che la rivoluzione non è ancora compiuta, che le leggi, oltre ad essere scritte nei codici, devono essere incise nelle nostre coscienze, ricordiamo di essere ancora
in cammino. Sebbene, infatti, alla mafia siano stati inferti colpi pesantissimi, aumentano le zone grigie quelle cioè dei legami del malaffare con attività economiche e finanziarie, dove troppo
spesso l’impegno civico cede il passo all’indifferenza.
E’ nostro dovere, dunque, non solo ricordare la strage di Capaci, ma perseverare nell’impegno quotidiano della lotta alle mafie, sottraendo ad esse risorse e profitti che invece occorre restituire
alla legalità e alla collettività.
Il ricordo di quel boato ci dia il coraggio di scegliere quotidianamente il “bene”, rendendo l’ordinario, straordinario.