a cura di Rossella Ceccarini
È stato presentato, al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, l’8° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia “Agromafie”, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Lo studio, nato dalla collaborazione con forze dell’ordine, magistratura, istituzioni ed enti che operano a difesa del comparto agroalimentare, analizza i nuovi campi di azione delle “agromafie”, sia a livello italiano che internazionale, che seguono tutta la filiera: dalla produzione al consumo. È il caso delle frodi alimentari, con l’offerta di prodotti adulterati o senza etichetta che colpisce settori nevralgici, come quelli di vino, olio, mangimi e riso.
Il settore agroalimentare è diventato sempre più attrattivo per le organizzazioni criminali che, secondo quanto illustrato nel Rapporto, aumentano sempre più i tentativi di estendere i propri tentacoli su molteplici asset legati al cibo. Il settore agroalimentare italiano, con un valore di 620 miliardi di euro (il 15% in più rispetto al 2021), è strategico per l’economia nazionale, ma è vulnerabile a infiltrazioni criminali. Le “agromafie”, il cui business ammonta ad oltre 25 miliardi, rappresentano una minaccia crescente: nel giro di poco più di un decennio hanno raddoppiato il volume d’affari, recuperando in breve tempo il terreno perso con la pandemia ed estendendo la loro azione a sempre nuovi ambiti, dal caporalato, che ora si fa transazionale con il ‘trucco’ delle imprese ‘senza terra’, alla falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari, fino all’usura, al furto ed al cybercrime. Nell’ottica di contrasto a queste forme di criminalità, capaci di adattarsi alle trasformazioni tecnologiche, il Governo ha approvato ad inizio aprile 2025 un disegno di legge contenente “Disposizioni sanzionatorie in materia di agricoltura e pesca”. Tra le novità, l’introduzione di tre nuovi reati: commercio di alimenti con segni mendaci, frode alimentare, “agropirateria”.
Le principali criticità che emergono dal Rapporto sono le seguenti:
Caporalato e sfruttamento lavorativo: diffuso in regioni come Puglia e Nord Italia, spesso mascherato da cooperative spurie.
Disparità economica nella filiera: i produttori guadagnano meno rispetto agli altri attori della filiera (divario netto di reddito tra chi produce il cibo e chi lo distribuisce), favorendo pratiche illecite. Ridurre lo scarto tra prezzo di vendita e prezzo pagato al produttore di qualche punto percentuale potrebbe arginare la penetrazione di soggetti criminali.
Italian Sounding e contraffazione: il falso Made in Italy genera un giro d’affari di 120 miliardi di euro, danneggiando la reputazione e l’economia.
Cybercrime, smaterializzazione e nuovi meccanismi di trasferimento di denaro: il sistema alimentare si scopre vulnerabile alle minacce digitali soprattutto a causa di un tessuto economico composto da piccoli-medi produttori che scontano un gap tecnologico rispetto alle grandi società. Il processo di smaterializzazione ed i nuovi meccanismi di trasferimento del denaro costituiscono il pericolo nell’ambito del contrasto al riciclaggio ed al cyberlaudering.
Cambiamenti climatici: siccità e fenomeni estremi hanno causato danni significativi, aggravando la crisi del settore agricolo.
Infiltrazioni criminali: le mafie investono in terreni, aziende agricole e ristorazione, sfruttando fondi comunitari e pratiche di riciclaggio.
È urgente riequilibrare la filiera, tutelare i produttori, rafforzare i controlli e sensibilizzare cittadini e decisori politici per contrastare le “agromafie” e proteggere il patrimonio agroalimentare italiano.