a cura di Marcella Vulcano

In un Paese come l’Italia, dove circa l’86% delle merci viaggia su gomma, quello dei trasporti rappresenta un comparto strategico per tutta l’economia. Un sistema imprenditoriale che da solo vale 120 miliardi di euro di fatturato.

Lo sa bene la criminalità organizzata che sfrutta il brand del Made in Italy per gestire la logistica, soprattutto ortofrutticola, ed ottenere lavori su scala internazionale gestendo così il trasferimento di merci, come materie prime e prodotti agricoli, non solo in Italia ma anche in Europa.

’Ndrangheta, Camorra e Cosa Nostra hanno compreso da tempo il valore strategico di un sistema produttivo – dove l’incentivazione pubblica è ancora molto alta – che insiste nelle infrastrutture cardine come porti, interporti, aeroporti e autostrade. Il controllo degli snodi fondamentali assicura così alle organizzazioni mafiose di allargare il raggio d’azione dei propri affari oltre i confini nazionali, nonché che la gestione di una parte importante dell’economia italiana.

Le imprese di trasporti gestite dalla mafia sono spesso di piccole e medie dimensioni, ma occupano posizioni dominanti sul mercato. Non hanno necessità di far valere la qualità del lavoro perché operano in un mercato “protetto”. Possono contare su una ingente quantità di denaro da riciclare, oltre che su una estrema capacità di relazionarsi con altre aziende del settore degli autotrasporti o di settori affini, con lo scopo ultimo di condizionarne l’attività, se non addirittura di acquistarne la proprietà.

Uno dei settori chiave è proprio quello dei servizi di trasporto su gomma. Un investimento a bassa intensità espositiva per le imprese mafiose che, sostenute dal riciclaggio, riescono a far fronte ai costi di manutenzione delle flotte, ad assicurarsi il maggior numero di traffici da e per i mercati ortofrutticoli di tutta Italia e a godere, infine, dei rimborsi delle accise. Un sistema che penalizza non solo il consumatore finale, ma anche gli agricoltori sottopagati, che spesso non coprono neanche i costi di produzione, ed i trasportatori onesti.

Dai dati dei sequestri delle aziende sottratte alla mafia, emerge una presenza sempre più rilevante di società di trasporti.

Come la Geotrans, impresa italiana di autotrasporti sequestrata a maggio 2014 che, sotto la guida del rampollo di una nota famiglia di Cosa Nostra catanese, aveva conquistato il sostanziale monopolio dei trasporti di frutta e verdura dalla Sicilia orientale verso il resto d’Italia.

La Geotrans, definitivamente confiscata a marzo 2019, rappresenta un caso virtuoso di impresa sottratta alla mafia e restituita al mercato legale.

In seguito alla gestione giudiziaria ha acquisito la certificazione di Responsabilità Sociale SA8000, diventando così l’unica impresa di autotrasporto siciliana a presentare ogni anno, oltre al classico bilancio economico e patrimoniale, anche il bilancio sociale.

Una vittoria per lo Stato, ma soprattutto per alcuni degli ex dipendenti che hanno deciso di costituire una cooperativa con il sostegno di Banca Etica e di Cooperazione Finanza Impresa. È stato già raggiunto un accordo per la concessione di Geotrans da parte dell’Anbsc, che sarà formalizzato a breve.

Una importante soddisfazione per l’amministratore giudiziario, Luciano Modica, presidente del CdA della Coop che, in un’intervista al quotidiano “La Sicilia”, racconta i traguardi raggiunti non senza difficoltà e i progetti futuri della Coop Geotrans che ha conservato il suo nome originario quasi a voler dimostrare che le aziende confiscate ce la possono fare.


Leggi l’articolo del giornale LA SICILIA del 17 agosto 2020

Mafia e Trasporti: intrecci pericolosi
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1 thoughts on “Mafia e Trasporti: intrecci pericolosi

  • 21 Agosto 2020 alle 18:06
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    Continuate sono con voi

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